Ricetta IDROMELE by Mimmoz

Questa settimana abbiamo un contributo del grande Mimmoz che ci fornisce la ricetta per l’idromele

Ingredienti

1 litro di alcool alimentare 95%

1 kg miele millefiori o acacia (dipende dai gusti)

3 litri di acqua naturale

2 bacchetti di cannella (6 grammi circa )

20 chiodi di garofano (1,5 grammi)

scorza di un limone possibilmente biologico e scorza edibile
Preparazione
1° Step: Nella bottiglia dell’alcool o in altro contenitore di vetro sufficientemente capiente inserire
la cannella, i chiodi di garofano e scorza di limone (solo scorza senza la parte bianca altrimenti
renderà amaro il macerato). Sigillare e lasciare riposare per 10 giorni.
2° Step: In una pentola capiente versare 3 litri d’acqua naturale e 1 kg di miele, fare bollire a fuoco
lento fino a quando il volume non si riduce a metà. Lasciare freddare quindi aggiungere il macerato
precedentemente filtrato, mescolare accuratamente e imbottigliare. Lasciare riposare qualche giorno
prima di consumare.
Conservare al buio in cantina
NB. La ricetta che vi ho presentato è la variazione alcolica dell’idromele, infatti la ricetta originaria
prevede la fermentazione di acqua, miele e lieviti; si tratta di un procedimento piuttosto lungo e
laborioso rispetto ai soli 12 giorni necessari per gustare la presente ricetta.

La suina tragedia

by Claudio

Canto I

Nel mezzo del cammin di nostra vita,

mi ritrovai per una selva oscura.

E, se questa vi pare già sentita,

che meglio può dipinger la natura

di color ch’aman correre in salita!

Di quelli “ché il bitume è forzatura,

ché il fango è cosa molto più gradita

anche se l’avanzar arduo facea”.

Così, io, per fuggir a legge ordita

che intro lo mio loco mi tenea,

siccom’ era sì troppa già la pena,

mi volsi dalla Villa felsinea.

E mentre risalivo val di Zena

i’ vidi entro ‘l bosco grande fiera

ma leo non era, lonza e manco iena.

Seppur, con lonza qualche nesso c’era.

Quello che vidi, nella selva cupa

era cinghiale, giuro, storia vera!

Andommi a rifugiar sotto una rupa

Per scampar al setoso grufatore

e non m’accorsi che v’era una fossa.

Cadendo mi causai molto dolore,

e mentre controllavo tutte l’ossa

mi volsi intorno, e con gran stupore

vidi la cava fonda ed assai grossa

et intorno quell’antro, tra l’afrore

era una bolgia d’uomini, una mossa.

Ciascuno s’affanava, destra e manca

in cerca di calzari, cappe e staffe

da un lato, di denaro una palanca

da cui, menando, ognun facea arraffe.

Ma, tosto che s’andava a comperare

denaro ‘un c’era, grand’era la gaffe.

E la ragione di quest’ammancare

era lo foco d’una gran fenice

che tutto il conio facea consumare

a guisa de la peggior meretrice

e ciò che corridor avean patito

lo si può immaginar, ma non si dice,

poiché lo spazio, ahimé, è già finito.

Tre concetti per un guscio

a cura di Mimmoz

La scelta del guscio ricopre un’importanza crescente in funzione della lunghezza delle gare o allenamenti in cui intendiamo
utilizzarlo. Le tre caratteristiche su cui concentrarsi per una scelta consapevole e ottimale sono:
• Idrorepellenza,
• Impermeabilità,
• Traspirabilità.
Idrorepellenza
È la capacità del tessuto di far scivolare via l’acqua prima che possa penetrare, a pensarci bene è la prima linea di difesa del
nostro indumento.
Quando leggiamo trattamento DWR (Durable Water Repellent) si riferisce appunto al trattamento chimico che è stato
applicato alla superficie esterna. Tale trattamento è molto efficace contro l’acqua, purtroppo è un prodotto a base di
fluorocarburi e dannoso per l’ambiente, vista l’elevata tossicità la sfida per le aziende produttrici è realizzare trattamenti dal
minor impatto.
Lo svantaggio principale del DWR è la perdita di efficacia nel tempo: lavaggi frequenti, detersivi aggressivi e eccessivo
calore durante il lavaggio inibiscono il DWR. Fortunatamente la funzionalità può essere ripristinata abbastanza facilmente.
Se ci accorgiamo che l’acqua non scivola più sulla giacca, è possibile lavare, quindi asciugare in asciugatrice per 30 minuti.
Questo permette di ri-polimerizzare il DWR rendendolo nuovamente efficace. Nell’eventualità che il rivestimento DWR sia
esaurito è possibile impiegare speciali prodotti per il lavaggio che formano un nuovo rivestimento idrorepellente.
Impermeabilità
Quando si parla di impermeabilità immediatamente compare il termine colonne. Proviamo a capire cosa significa e come
può aiutarci nella scelta.
Avere un tessuto con grado di impermeabilità di 20000 colonne vuol dire che la superficie del giacca sottoposta a test di
laboratorio è in grado di resistere appunto alla pressione esercitata da una colonna di 20 metri d’acqua.
Un giacca da 20000 colonne ad esempio ci permette di rimanere asciutti dopo diverse ore di pioggia forte. Come vi dicevo
sta a noi valutare che tipo di protezione acquistare, personalmente per gli allenamenti userei un guscio medio da indossare
in caso di necessità. Si tratta di un ottimo compromesso tra grado di protezione/prestazione e prezzo.
La tabella riassume le caratteristiche di impermeabilità.


Impermeabilità bassa Fino a 5000 colonne Massimo 1h di pioggia debole

Impermeabilità media Tra 500 e 15000 colonne Massimo 3h di pioggia forte

Impermeabilità alta 20000 colonne Diverse ore di pioggia forte

Impermeabilità massima 25000 colonne Diverse ore di pioggia molto forte

Una caratteristica molto importante infine è il tipo di nastratura applicata alle cuciture.


Questa può essere di due tipi:


• parzialmente nastrata,
• completamente nastrata.


La nastratura è l’operazione di saldatura dei fori di cucitura presenti nelle giunture mediante un nastro impermeabile che le
sigilla. Nel caso di giacca parzialmente nastrata verranno nastrate esclusivamente le zone maggiormente esposte alle
intemperie, a differenza della nastratura completa che sigilla tutte le cuciture della giacca.


Traspirabilità
La traspirabilità si riferisce alla quantità di vapore acqueo che attraversa un metro quadro di tessuto., di fatto è la cxapacità
del tessuto di disperdere il sudore sotto forma di umidità. Il termine che incontreremo è MVTR (Moisture Vapor
Trasmission Rate) misurato in grammi su metro quadro in 24 ore, esempio 10000g/m2/24h. Per farci un’idea il vapore
acqueo prodotto dal nostro corpo in un’ora è: 50 ml a riposo, 1 litro durante attività intensa, 4 litri in una maratona.
Un valore sufficiente di traspirabilità per una giacca è 18000g/m^2/24h.
Altro termine è RET (Resistance to evaporative Heat Transfer) con una scala tra 0 e 30, valori minori indicano tessuto con
elevata traspirabilità. Si tratta di una scala più intuitiva, i valori della tabella ci permettono di individuare facilmente dove
collocare la nostra scelta.


RET da 0 a 6 Tessuto estremamente traspirante
RET da 6 a 13 Tessuto buono o molto traspirante
RET da 13 a 20 Tessuto soddisfacente o sufficiente
RET da 20 a 30 Tessuto insoddisfacente o poco traspirante

Per l’attività di trail running non ci sono dubbi, la nostra scelta non può che ricadere nella prima categoria, la quantità di
vapore acqueo prodotta è notevole ma chiaramente sono dati soggettivi.
Una giacca completamente impermeabile e totalmente traspirante non esiste (altrimenti si venderebbe solo quella), come
per tutte le attrezzature bisogna acquistare gli oggetti che più si adattano alle nostre caratteristiche ed esigenze.
Un’ultima considerazione riguarda la taglia della giacca, sarebbe meglio indossare lo zaino sotto il guscio, ciò implica la
scelta di una taglia comoda; eviteremo così che la pioggia inzuppa lo zaino, ma anche l’usura e quindi la perdita di
idrorepellenza dovuto allo strofinio degli spallacci.


Ora a voi la scelta…

Il trail running e la matematica (come anche le regole naturali ci ostacolano)

by Piergiorgio Spisni

Pochi giorni fa dovevo fare uno di quegli allenamenti terribili, con ripetute in salita, recuperi esigui e culturisti nubiani che, armati di sottili verghe di giunco ti flagellano al passaggio…
Ho deciso di offrire un gelato (proteico) agli allegri fustigatori e regalarmi un lento di corso a rigoroso ritmo “mentula canis”.

Senza assilli da cronometro e privo di ferite sanguinolente sono riuscito a rilassarmi, godere del mantrico ritmo ipnotico dei passi sul terreno e far volare il pensiero ma, mentre le persone normali in queste situazioni compongono haiku o madrigali, io produco vaccate…
Per esempio, mi sono venuti in mente alcuni episodi classici del trail running che si possono ricondurre a fenomeni fisico matematici, un esempio:

Durante un allenamento solitario Incontri ad un rifugio la squadra femminile slovena in allenamento, una dozzina di bellezze mozzafiato che levati,
subito gonfi i muscoli, innalzi l’italica et virilissima cresta e inizi a tubare come una tortora in primavera.
Quello che ottieni in risposta sono sorrisi complici e risatine, capisci subito che sono rimaste colpite da cotanto esemplare di maschio ed accenni la danza di accoppiamento dell’urogallo reale…. sfoderi il tuo inglese da bagnino romagnolo e così, ottenendo solo vaghe promesse di contatti su Facebook e le saluti con sguardo ebete (ah cotanta sodità di terga….)  mentre ripartono starnazzando allegre.

Riportati i tassi ormonali entro i limiti decidi che un momento così trionfale non può non essere condiviso urbi et orbi e ti appresti all’autoscatto di rito da condividere in rete …. ORRORE!!!!  Scopri che il lato del viso e la spalla sono striati di orrido moccio parzialmente seccato… sembri una comparsa di walking dead truccata male e capisci che:

1) dato un trail runner  che soffi via il muco nasale sparandolo nell’ambiente,  mentre è in movimento in moto lineare che,  quale che sia l’angolo di soffiata, la velocità e l’incidenza del vento, e indipendentemente dalla temperatura  esterna, dall’umidità e dalla esposizione solare, il moccio inevitabilmente si appiccicherà addosso al trail runner stesso con proporzionalità diretta rispetto agli incontri femminili che farà durante l’allenamento in corso. (Teorema del moccio e della pomme de terre)

Non bastavano le tabelle massacranti, le salite infinite, i ristori inesistenti, il fango e le intemperie … ora anche la fisica e la matematica remano contro di noi ….
 
PROSSIMAMENTE ALTRI TEOREMI AVVERSI

Il Trail runner ed i cani mordaci (i cani maschi si chiaman Birillo mentre le femmine sono Polpetta)

by Pier Giorgio Spisni

Chi di noi non è mai stato inseguito da un cane?

sia esso un molosso che dietro una rete attende placidamente bastardo per latrarvi un cavernoso UOF al vostro passaggio o un cazzillo tutto salti uggiulati e denti schioccanti…

Chi non è stato inseguito da un demone scaccia postini in un vialetto al tramonto o atterrato da un cucciolone da ottanta Kg felice e giocoso, una autentica macchina produttrice di bava che vi alita addosso la sua giocosità canina…. per poi sentire sullo sfondo la solita inutile raccomandazione della proprietaria.. “non si preoccupi tanto è castrato”… e voi avete un bel da dire  non siete preoccupati per le vostre virtù ma per i vostri polpacci….

Durante una recente un pittbul dietro una rete si è messo ad abbaiarci addosso… io l’ho guardato rispondendo con un gioioso “ciao Birillo” che ha lasciato il cane per un secondo stupito…
Un mio amico, più stupito del cane mi ha chiesto se lo conoscessi e li ho pronunciato le immortali parole “Mai visto prima: I cani maschi si chiaman ‘Birillo’ mentre le femmine sono ‘Polpetta’!!”…

Qual’è il comportamento giusto da tenere se un cane vi approccia mentre correte (o fate qualsiasi altro cavolaccio vostro)?

1) Scappare lanciando piagnuccolii incoerenti…. Bravi, siete carne morta… mediamente un cane che insegue un runner sta assecondando la sua natura giocosa e cacciatrice, condendola con un po’ di sana stronzaggine canina (avevo scritto bastardaggine… ma gli unici bastardi che conosco sono bipedi implumi…): è molto più divertente inseguire qualcuno che ha paura e scappa nella sera agitando le braccia a mulinello e correndo a zig zag…pessima scelta….

2) avete visto una puntata del talk show della Barbara D’urso che aveva invitato un etologo così, ricordando che i cani non attaccano i cuccioli, vi sdraiate per terra uggiolando e mostrando il tenero ventre mentre, con un colpo di genio teatrale degno di una soap opera, vi urinate volutamente addosso…

Bravi…. vi meritate di finire ospiti in una trasmissione della succitata Barbarona nazionale  (che vi guarda chiedendo “ma ci dica cosa ha provato mentre il pastore dei pirenei faceva di voi il suo giocattolo sessuale?”)…

I cani non sono mica scemi… probabilmente vi urineranno addosso a loro volta per spregio, prima di darvi un morsicotto solo per dimostrarvi che recitate con la stessa credibilità di un politico corrotto che proclama la propria immacolatezza.

3) Memori del fatto che i veri addestratori usano il tedesco per dare i comandi ai cani (mai fidarsi delle affermazioni sentite al bar….) tirate fuori il vostro tedesco da bagnino romagnolo e, invece di dire al cane di stare fermo a cuccia gli chiedete se vuole appartarsi con voi dietro le reti da pescatore stese ad asciugare…. E il cane che ancora una volta dimostrerà  più intelletto di voialtri stupidi umani vi porterà via una manciata di polpaccio solo per poi sputarla schifato….

4) e potrei andare avanti per ore ma, vi assicuro, non vi aiuteranno le duecento puntate del “Commissario Rex” che avete visto prendendo appunti, o il poster di Rintintin che tenete gelosamente occultato nel’anta del’armadio, celato dietro l’ultimo calendario di Max vi salveranno…. siete prede e il vostro scopo è fare divertire gli allegri cuccioloni!

Quindi?

Posto che non mi assumo responsabilità se tenterete quanto sto per dire entrando nel recinto di Ivan il terribile XXXII (cit. il secondo tragico Fantozzi), io in genere mi comporto così: mi giro verso il cane, con voce non troppo alta ma decisa dico qualcosa tipo “Fermo” o “vai via”… nel frattempo però cerco di capire che intenzioni ha il cane…. se vuole giocare è probabile che si fermi, se è aggressivo…. sono volatili per diabetici :-)))

Ah, sfatiamo un mito: “I LUPI”… ebbene i lupi non attaccano l’uomo! in Italia non sono noti attacchi, nemmeno falliti, di lupi all’uomo. Il lupo è un superpredatore che ha nella sopravvivenza la sua priorità assoluta.
L’uomo è pericoloso e lo evitano, quindi evitiamo di sparare cavolate sui lupi cattivi…. (poi certo, non mi farei trovare in una notte invernale, sul tragitto di un branco a caccia, bloccato sotto un albero caduto e con  una ferita aperta…. ma queste cose accadono solo nei libri di Jack London).

Altro paio di maniche sono i cani rinselvatichiti…  quelli non hanno paura dell’uomo e possono essere pericolosi… Se correte in zone a rischio magari procuratevi uno spray al peperoncino….

In genere se c’è un cane aggressivo la colpa è di un umano stupido…. abbandonate questi ultimi in autostrada e il mondo sarà indubbiamente migliore!