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Le scarpe per allenarsi con il BTT

di Alberto Berardi

Le festività sono lontane e il segmento dallatavolaaldivano su cui avete segnato il primo personale del 2020 ormai è un lontano ricordo. A metà gennaio avete scalato fior di classifiche nel quartiere e siete anche nei primi 50 del trattodallusciodicasaalparcosottocasa. Ora febbraio è alle porte ed è il momento per lo step successivo, dalla strada al fuori strada. l’avete detto già a dicembre che venivate al primo allenamento serale del BTT, poi mille scuse: mi fa male il ginocchio, fa troppo freddo, ho i parenti in casa, ho ricominciato col lavoro, ma soprattutto:

Non ho le scarpe adatte.

A togliere di mezzo almeno l’ultima scusa ci pensiamo noi qua.

Ecco quindi a voi cari lettori una rassegna invernale a fine saldi per permettervi di confrontare tra loro alcuni modelli di scarpe perfette per gli allenamenti BTT, le cosidette ATR, conosciute anche secondo la descrittiva locuzione “from door to trail”. Partiamo da queste perchè sono la tipologia verso la quale affidarsi ad occhi chiusi il martedì e il giovedì sera, quando per non saper ne leggere ne scrivere qualunque sia il giro che si farà più o meno ci si aspetta i seguenti elementi ricorrenti: distanza tra i 10k e i 15k, meno di 1k di dislivello, un paio di ore più le pause di durata e soprattutto una certa percentuale di asfalto o ciottolato a sporcare la purezza dello sterrato.

Ne consegue che tutte queste che troverete qui sotto condividono a vario grado tre caratteristiche fondamentali: sono comode, sono a loro agio sia sull’asfalto che sull’off road e sono tra le scarpe da trail più leggere e “facili” dei rispettivi marchi 

  • Hoka One One Challenger ATR 5, una scarpa che nasce dal modello da strada più conosciuto di Hoka, la Clifton, ma che dalla versione 5 inizia a dotarsi di un’identità propria. 275 grammi, 5 mm di drop, tomaia precisa, che stringe in mezzo e allarga un pelino davanti, molto meno a tubo della versione precedente, intersuola che anche se è la solita EVA utilizzata da Hoka è diventata molto più ferma della versione 4. Un tipo di ammortizzazione che sta lì, assorbe il giusto, molto meno Hokosa di una Speedgoat o di una Mafate. Rilancia un pochettino ma senza strafare, tassellature che stanno a metà tra asfalto e trail. Affidabile, migliorata anche nella tenuta dell’incollaggio tra suola e intersuola. Per essere una tuttofare è una di quelle che blocca di più il piede, anche se le imbottiture non sono il suo forte e alla lunga col passare dei km è una tomaia che può stancare. 130 euro
  • Mizuno Wave Ibuki 2. Dichiaratamente una scarpa per chi inizia a uscire dai sentieri e dal prezzo contenuto (100 euro). Come sempre in casa Mizuno si predilige il comfort, a discapito di altri parametri: 325 grammi non sono pochissimi per una scarpa che ha ancora tanto dna stradale (anche il drop di 10mm conferma l’impostazione). Da fuori strada i rinforzi in punta, il wave è interno, ricoperto della schiuma in una ricetta di EVA che Mizuno chiama EL8. Battistrada dal design singolare, dove le linee che ti aspetteresti vuote sono piene, e i volumi dei tasselli sono cavi, quindi si ottiene una sorta di reticolato che lavora bene su sentieri battuti e asfalto, ma non sul tecnico. 
  • Nike Zoom Pegasus Trail. Se anche l’occhio vuole la sua parte, una delle più belle da guardare e anche da indossare secondo chi la usa, disponibile in mille colori come la più famosa Pegasus da cui deriva, ma in chiave trail, non ha un antenato diretto nel senso di una versione che la precede. E’ leggera quasi come la sorella da strada (pegasus 36) con i suoi 290 grammi, più conservativo il drop (10). Intersuola in cushlon con due cuscinetti zoom air nascosti all’interno e battistrada con una tassellatura sufficiente ma una mescola poco sticky sul fango e sul bagnato. La cugina da gara, Zoom Terra Kiger 5, aveva una parte centrale dedicata al bagnato, con mescola apposita, soluzione qui assente. Resta però una gran tomaia in mesh piatto, con rinforzi non sovrapposti ma fusi – caratteristica comune a tutta la linea 2019 di nike trail – e un contrafforte tallonare filante, tratto distintivo che ha fatto moda e che ritroveremo anche su Hoka Clfton 7 a metà 2020 e su qualche New Balance futura. 130 euro
  • Salomon Sense Flow. Qua rischiamo con una novità assoluta, appena uscita, che unisce la gamma trail di Salomon alla gamma da strada. L’hanno provata in pochi, ma già si può inquadrare come una versione più entry level (110 euro), tenera e confortevole della Sense Ride. Molto leggera (257 gr), drop 8 che favorisce chi ha voglia di lavorare maggiormente con avampiede e polpaccio. Tomaia sensifit con pochissime cuciture e nascoste alla vista. Intersuola in EVA EnergyCell, già conosciuta in molti modelli di Salomon, da Speedcross a XA pro, dà un’ammortizzazione “dura”. La tassellatura non è profonda e la mescola sottostante è una variante del Contagrip proprietario fatta per durare più che per dare grip assoluto (contagrip MD).
  • Salomon Sense Ride 3: come sopra ma tutto a un livello deluxe (anche il prezzo: 130 euro). Più grip, più stabilità, più ammortizzazione, più peso. La prima Ride era già un modello di riferimento come ATR, la Ride 2 ha migliorato la tomaia ma ha perso in robustezza, questa è tornata con una tomaia liscia ma resistente, ancora più piatta, con rete antidetriti tra linguetta e tomaia. Un rock plate (che loro qui chiamano Profeel film) protegge dalle rocce in zona avampiede. Nell’intersuola la novità è l’optivibe, un abbinamento di due schiume che riducono le vibrazioni nate dall’impatto col suolo – da cui deriva un certo tipo di stanchezza muscolare – una ammortizza, l’altra spinge in avanti. Il contagrip qui è di tipo performante (Contagrip MA). Nota a margine di entrambi i modelli Salomon, non calzano più stretti nell’avampiede come le generazioni precedenti, quindi piedi larghi fatevi sotto.
  • Brooks Divide: una neonata nuova nuova anche in casa Brooks; se prima il modello Caldera 3 poteva quasi fare le voci di una ATR ma per quanto polivalente a livello di distanze e tipologia di terreni difettava nella quantità di geni “asfaltati” ora la Caldera 4 ha virato verso la categoria trail polivalente (con 50 grammi in più della 3) e la novella Divide diventa l’ATR vera, nell’offerta Brooks. Tomaia in tessuto a metà strada tra knit e mesh, drop 8, peso 292 gr (le fatidiche 10 once che dividono le scarpe leggere da quelle pesanti). Rock plate nell’avampiede, gomma TrailTack aderente abbinata a una  tassellatura leggera per non compromettere troppo quando la superficie diventa facile. Soprattutto, il feeling della scarpa da strada mantenuto su una struttura protettiva. Anche qui nessuna sovrapposizione “cucita” tra tessuto della tomaia e rinforzi ma solo fusioni a caldo. 110 euro.
  • Kalenji Trail TR. La più economica considerando il prezzo di listino (49,99 euro) è un entry level nel mondo del trail ma data la tassellatura contenuta e la piattaforma comoda risulta essere una discreta ATR. Molto essenziale, e anche se ho visto corridori gareggiare per delle discrete 25k con 1000D+ e restarne convinti, l’ammortizzazione è per la maggior parte di noi adeguata al “giretto” che resta nei limiti dell’allenamento serale BTT. E’ sorprendentemente robusta e dal peso contenuto (310 gr.) ma scordatevi soluzioni piatte nella tomaia, le cuciture e le sovrapposizioni classiche in zona puntale e tallone restano. La Kalensole è un’EVA testata in lungo e in largo ma si limita a un comportamento sincero, che ammortizza in maniera ferma, senza affondare, e allo stesso tempo rilancia il minimo. Bang for the buck dicono gli americani, buon rapporto qualità prezzo diciamo qua.
  • New Balance Nitrel V3. Qui la scritta “All Terrain” è esplicita sul tallone. Sempre 292 grammi/10 once, drop 8mm, intersuola in Revlite, EVA reattiva di New Balance. Il DNA è quello della ATR veloce, quasi minimalista, perché è tra le più sottili del gruppo e utilizza una schiuma di piena derivazione performance anche se non nuova. Prezzo contenuto (75 euro di listino), è un invito a provare a uscire dal bitume da parte della casa americana. Qualche cucitura e sovrapposizione rimane (tallone, asole lacci) ma il puntale è fuso assieme alla tomaia, quindi un tocco di “classe superiore” si respira. La tassellatura è contenuta ma il grip è discreto.

E con questo abbiamo finito. Ora potete scegliere la vostra scarpa di partenza, per i primi due mesi di allenamento. Appuntamento dunque al prossimo approfondimento, dove si inizierà a fare sul serio!

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